Di Paola Iotti – ARTICOLO PRIMO CLASSIFICATO XVI EDIZIONE 2020
San Pietro Eremita viene ricordato come un pellegrino che, nel periodo medievale in cui Chiesa e società mostravano una profonda crisi di valori, propose il ritorno ai principi fondamentali del Vangelo predicando, nelle piccole comunità rurali, la povertà e la solidarietà.
Il suo operato ha legato in maniera indissolubile i borghi situati tra Rocca di Botte, paese che gli ha dato i natali, e Trevi, che ne ha visto la morte.
Il santo camminò senza tregua tra le vicine località di Carsoli, Vallinfreda, Tufo, Cervara, Poggio Cinolfo, Nespolo, Collalto Sabino, Vivaro Romano, Pereto, Turania, Oricola, Subiaco, spinto da una visione in cui Gesù e la Madonna lo invitavano a diffondere il loro messaggio attraverso l’esempio di una vita austera basata su valori autentici.
San Pietro ha indicato l’importanza dei rapporti di condivisione fra comunità, tessendo un filo che ha unito lo spirito delle popolazioni e riuscendo a far superare loro il contrasto sorto alla sua morte: Trevi e Rocca di Botte, infatti, si contesero il possesso del suo corpo, ma risolsero la diatriba giungendo a un accordo nel nome del comune patrono. Invece di dividersi e combattere, le due comunità si legarono in gemellaggio, la cosiddetta comparanza che, dal 1260, porta gli abitanti di Rocca di Botte, il 29 agosto, a recarsi in processione a Trevi per onorare il patrono. Una visita che, otto giorni dopo, viene restituita dai cittadini di Trevi.
San Pietro insegnava ad essere fratelli e non nemici perché la solidarietà permette agli uomini di migliorare e vivere meglio. I valori che predicava consentivano di allontanarsi da una visione radicata alla materialità e all’avere per abbracciare principi con cui essere: come San Francesco e San Benedetto, anche San Pietro abbandona le proprietà terrene per diventare un cavaliere errante e un viandante che invita gli uomini ad essere compari, trasformando ogni individuo in un soggetto di pari dignità (cum pares).
Un messaggio attuale da cui la nostra società deve trarre ispirazione.
Il cammino di San Pietro Eremita si dipana, oggi, attraverso tre itinerari ad anello che uniscono i borghi – autentici come i valori da lui trasmessi – in cui il santo ha diffuso le sue parole, grazie all’Associazione di volontari “Il Cammino di San Pietro Eremita” che li gestisce. Un percorso della lunghezza di oltre 200 chilometri che nasce, unico in Europa, dal legame di comparatico o comparanza, generatore di un rapporto di parentela indissolubile tra gli abitanti di Rocca di Botte e Trevi. Un rito che si celebra anche con la Panarda, l’offerta del pane di San Pietro in ricordo del miracolo del pane cotto a forno spento nella sua casa natale.
I pellegrini che ripercorrono la strada di San Pietro a piedi, in bicicletta o a cavallo possono ottenere la Credenziale, il documento di viaggio attestante lo spirito che li caratterizza, distinguendoli da un comune viaggiatore. Chi intraprende il viaggio non è, infatti, un semplice escursionista ma una persona che rinnova le scelte di San Pietro come occasione per recuperare consapevolezza ed equilibrio in una società che corre sempre più veloce.
Come racconta Tiziano Terzani nell’opera “Un indovino mi disse“, il viaggio che si svolge con lentezza regala l’opportunità di osservare la realtà attraverso una prospettiva che la vita moderna e i mezzi veloci tendono a nascondere.
Camminare costituisce una forma attiva di meditazione che coinvolge mente e corpo, consentendo di pensare attivamente all’interno di una dimensione maggiormente in sintonia con l’animo umano e la natura.
Correre offre una visione superficiale. Procedere a piedi concede tempo per osservare i particolari di quel che sta attorno, assieme alla possibilità di riflettere su ciò che risiede dentro di noi. È un’attività in cui mente e pensiero si compenetrano con corpo e movimento.
Non a caso numerosi filosofi, nell’antica Grecia, collegavano l’atto del pensare a quello del camminare: Raffaello ha immortalato Aristotele e Platone nell’affresco denominato La scuola di Atene, rappresentando i filosofi dediti all’atto di camminare sotto il portico. Gli allievi di Aristotele erano chiamati peripatetici dal termine greco che significa “passeggiare”.
Nelle principali religioni il pellegrinaggio è un evento importante ma, spesso, si ritiene fondamentale l’arrivo perdendo di vista il percorso: l’ansia di giungere alla meta toglie spazio a ogni altra analisi.
Passeggiare nella natura regala l’opportunità di immergersi in una realtà di cui ci si sente parte, ritrovando percezioni e ritmi che si conoscevano da piccoli ma che si è stati costretti ad abbandonare: un modo per ricongiungersi alla fonte di energia primordiale.
Il silenzio e l’armonia della natura permettono di guardare il paesaggio connettendo l’anima con l’afflato alla base della vita, arrivando a comprendere che siamo un tutt’uno indivisibile e che la materia, all’apparenza diversa, è formata da molecole infinitamente piccole ma uguali. La fisicità di ciò che si ammira è, così, superata dalla percezione di una forza che spinge a osservarsi dentro per ritrovare una comunione universale.
Inoltre, l’azione del camminare rivela uno stretto legame con la scrittura poiché presuppone un ritmo e una lentezza che consentono di mettere ordine ai pensieri e riflettere.
Il sentiero di San Pietro Eremita attraversa la Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia, un ente che, grazie al suo presidente Giuseppe Ricci, partecipa alla gestione del territorio in un’ottica di squadra, in cui Stato ed Enti Locali lavorano in sinergia, superando gli interessi particolari e proseguendo l’esempio della comparanza tracciato da San Pietro.
Alla fine del 2019 è nato un progetto, finanziato dalla Regione Lazio, per la realizzazione di cinque ciclabili, con un totale di 284 chilometri, che attraversano due regioni, due province, 24 comuni e tre aree protette. Un progetto sostenibile perché coinvolge non solo la ciclovia ma anche i servizi connessi come il bike sharing, le colonnine di ricarica per e-bike e un protocollo di intesa con le Ferrovie dello Stato per il trasporto delle biciclette sui nodi di interscambio.
Un itinerario che mostra al ciclista borghi e cultura di un territorio ricchissimo di risorse paesaggistiche, storiche e artistiche, trasformandosi in opportunità per farle risaltare.
All’interno di esso, il Comune di Carsoli costituisce l’anello di congiunzione tra Abruzzo e Lazio: la collaborazione tra le istituzioni permette al viaggiatore di fruire dell’intera Piana del Cavaliere, affascinante territorio marsicano.
La cooperazione tra enti e Riserva consente la realizzazione di programmi che valorizzano la realtà locale educando le persone, come fece San Pietro: in particolare, il coinvolgimento delle scuole fa conoscere ai giovani le potenzialità presenti nei luoghi della Riserva attraverso visite guidate o incontri negli agriturismi con produttori locali assieme ai quali si impara a mettere in pratica azioni a favore della sostenibilità agroalimentare, della riduzione dello spreco alimentare e del recupero delle eccedenze.
Giuseppe Ricci sottolinea la necessità di sensibilizzare sull’importanza dell’ambiente al fine di «accrescere l’attenzione verso uno sviluppo che faccia leva sul ben-essere prima che sul ben-avere».
In quest’ottica la Riserva Naturale, nel 2018, ha aderito a un progetto, elaborato dalle Comunità Internazionali Laudato Si’, che la impegna a diffondere, nei territori dei nove comuni in cui si estende, i valori espressi da Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si‘ .
In essa, il Papa incita l’uomo a diventare custode e non padrone del creato, affermando che la sostenibilità ecologica è strettamente connessa a quella sociale, consapevole che le condizioni ambientali estreme rendono difficile la vita ai popoli, soprattutto quelli più poveri.
I comportamenti sostenibili consentono di preservare le risorse del pianeta per trasmetterle alle generazioni future. La Comunità Laudato Si’ Naveglia Cervia ha, pertanto, organizzato la divulgazione di tematiche legate all’ecologia integrale e alla tutela dell’ambiente realizzando, nel 2019, una serie di incontri settimanali tra cittadini, amministrazioni comunali e parrocchie proponendo comportamenti corretti e buone pratiche, unite alla lettura di brani dell’enciclica Laudato Si‘.
Il Papa si è ispirato al cantico di Francesco d’Assisi, un santo che, come Pietro Eremita, ha predicato la fratellanza e l’autenticità dei valori.
Nel momento in cui Papa Francesco esprime il concetto di ecologia integrale, riconoscendo che ogni essere vivente animale e vegetale è strettamente connesso agli altri, afferma la necessità di agire per aiutare il pianeta a curare i traumi inferti dall’irresponsabile azione umana.
Pietro Eremita denunciava la corruzione della società del periodo in cui viveva; oggi, la ricerca di interessi egoistici ed esteriori, oltre ad allontanare dai valori dell’amicizia e della solidarietà, distanzia l’uomo dallo spirito saggio della natura. Una frattura particolarmente visibile nei cambiamenti climatici che attanagliano il nostro pianeta, per la cui soluzione è necessaria la partecipazione di tutti ad assumere stili di vita sostenibili.
La bellezza dell’ambiente e l’energia che regala può attivare la consapevolezza che lega i pellegrini i quali, iniziando un cammino che si trasforma in viaggio interiore, si ritrovano uniti in un’azione spontanea a favore della comunità di cui divengono custodi.
In questo, il messaggio che il cammino di San Pietro Eremita offre è assolutamente attuale se non necessario, suggerendo un modo per uscire dall’involuzione generale verso cui sta correndo la nostra società.