di Paola Iotti
Ho vissuto l’emozione di ricevere un riconoscimento alla XIII edizione del Premio Letterario Hombres Itinerante a Pescina, sabato 3 giugno 2017.
Una formula originale porta a scegliere, ogni anno, un borgo diverso in cui ambientare la manifestazione per mettere in luce i gioielli del nostro territorio anche grazie al prestigio di artisti che, in quei luoghi, hanno lasciato la loro impronta.
Pescina ha dato i natali a Ignazio Silone e il premio quest’anno era intitolato a lui.
E’ suggestivo l’incontro di persone provenienti da varie località, accomunate dalla sensibilità e dall’amore per la cultura, riunite in un edificio destinato a conservare la memoria di uno scrittore così importante.
Arrivata a Pescina, lo sguardo è stato catturato dal contrasto creato dal movimento delle pale eoliche con l’immobilità delle rovine della Torre Vecchia, residuo dell’antico castello Piccolomini.
Un contrasto che ha riportato alla mente il tema di Fontamara, in cui l’egoismo dell’uomo e della casta che detiene il potere ricorda la staticità della torre che, seppur in rovina, continua a dominare il paese.
Silone sottolinea che, per superare la rassegnazione alla malvagità umana, che fa apparire inevitabili le ingiustizie umane, occorra spazzare via l’individualismo per aprirsi a sentimenti di comprensione nei confronti del prossimo, come un soffio di amore propagato dal vento che fa girare le pale dei rotori eolici.
Il viaggio per giungere a Pescina mi ha fatto transitare dalla capitale, in cui sono rimasta colpita dalla presenza di soldati in tuta mimetica con mitra nelle stazioni e metropolitane: viviamo in un contesto storico in cui la paura spinge a chiudersi e a guardare al prossimo con timore.
A Pescina l’impressione è invece stata quella di respirare un’atmosfera rassicurante, diffusa da una comunità che mantiene valori che assicurano la dimensione umana ai suoi appartenenti.
Il premio Hombres Itinerante intende alimentare una relazione tra le persone attraverso l’arte: poesia, letteratura, fotografia, giornalismo, recitazione e musica. Nutrire l’animo umano con questo cibo prezioso può costituire una risposta alla paura e apportare un miglioramento nei rapporti con gli altri.
Mi ha colpito la spontaneità con cui i membri della Giuria e le autorità politiche premianti hanno svolto il loro ruolo. Soprattutto per questi ultimi non si è trattato di una “vetrina” ma di un compito svolto con precisa volontà e passione. Una sinergia che ha dato vita a un’atmosfera di gioiosa serenità che ha permesso a individui che non si conoscevano di sentirsi piacevolmente parte di un gruppo.
Le ore sono volate, rallegrate dalla visione delle fotografie premiate e dalla sapiente recitazione delle poesie selezionate dall’attenta giuria presieduta da Ilio Leonio.
I premiati hanno avuto il piacere di ricevere una splendida ceramica di Castelli, creata per l’occasione e dipinta a mano dall’artista Enrico Maddalena, raffigurante la finestra dell’abitazione in cui è nato Silone.
Un’organizzazione inappuntabile guidata da Vincenzo D’Urbano ha regalato, al termine, una raffinata rappresentazione musicale ispirata all’ultima opera dello scrittore di Pescina intitolata “L’avventura di un povero cristiano”, sapientemente orchestrata, recitata e cantata dal gruppo appartenente all’Associazione Harmonia Novissima di Avezzano.
Ascoltarla nel cortile del Museo dedicato a Ignazio Silone è stata un’esperienza davvero magica.
Il clima di stima e amicizia che si è creato ha potuto consolidarsi in una piacevole cena presso la locale sezione degli Alpini, che ha offerto la possibilità di approfondire conoscenze e scoprire affinità tra i partecipanti, in cui il sindaco di Pescina, Stefano Iulianella, ha continuato a fare gli onori di casa, distinguendosi per gentilezza e disponibilità.
Vorrei ricordare un episodio capitato durante la premiazione: per diverse volte ha fatto capolino un allegro meticcio che il sindaco ha raccontato essere la mascotte del paese. Un randagio adottato dai membri della piccola cittadina.
L’ho trovato molto significativo: l’apertura e l’accoglienza di una comunità si nota soprattutto da questi particolari, che mi hanno ricordato un romanzo di Silone dal titolo “Il seme sotto la neve”.
Il protagonista, Pietro, vive per un certo periodo in casa di un ricco decaduto, Simone, in una zona fuori dal paese, dai cui intrighi si allontana. Assieme a loro vivono due animali: un cane di nome Leone e un asino chiamato Cherubino. In quella semplicità Pietro ritrova sé stesso e si sente finalmente in pace.
La presenza del randagio alla premiazione di Hombres Itinerante ha concretizzato una parola associata ai borghi, ossia autentico.
I borghi autentici sono caratterizzati dalla bellezza di palazzi e muri in pietra ma la bellezza non si ferma qui: l’incanto architettonico si compenetra con l’energia genuina che costitusce l’essenza del paese, presente nell’anima delle persone che vivono in sintonia con la natura e le creature che ne fanno parte.
Un’autenticità che mantiene vivo il cuore della comunità e in cui si inserisce il messaggio portato dal Premio Hombres: un messaggio raccontato e recitato dalle tante voci di poeti e scrittori che ne fanno parte che, con le loro parole, cercano di sciogliere l’ombra dell’egoismo per far emergere la sensibilità che dovrebbe costituire l’autenticità del genere umano.