Di Michele Fina
- La luce viva negli occhi dei ragazzi di Pereto. Il narrare appassionato delle pietre, degli scorci, dei colori del proprio paese. Nel mio personale album dei ricordi del Premio Hombres, questa è la prima e più bella foto.
Lo scenario è sempre suggestivo e coinvolgente. Per questo è facile tornare e tornare ancora ad esserci. Non solo perché è una festa. E’ molto di più. E’ una battaglia di resistenza all’abbandono e alla marginalità dei nostri luoghi. Destino che in altri borghi è ormai segnato. A pereto si scongiura con coraggio sempre rinnovato. Le armi osno la parola e l’ospitalità.
La parola nelle sue molteplici forme. La parola alata che posa il suo volo proprio qui. E la cornice è parte indissolubilmente legata all’opera. Sembra quasi questo il motto: “siamo qui ed è qui che oggi abbiamo convocato il mondo”. Un grido di esistenza e di resistenza. Perché in fondo è vero. I nostri luoghi hanno innanzitutto bisogno di essere narrati, cantati, dipinti, racchiusi in immagini. I nostri luoghi hanno bisogno dei ragazzi di oggi. Proprio loro. Proprio questi cittadini europei che a milioni navigano per diversi paesi e culture. Alla ricerca di formazione, lavoro, sapere. Solo loro possono unire il mondo. Solo loro possono riscoprirlo a Pereto come ad Itaca.
L’ospitalità è quell’anziana signora seduta fuori l’uscio di casa. Non sa sorriderci per finta: non è l’animatrice di un villaggio turistico. Non parla le lingue. Non parla neanche bene l’italiano. Preferisce il dialetto. Eppure nella sua premura, nei biscotti fatti in casa, nell’acqua offerta con gentilezza antica c’è qualcosa di più vero. Questa autenticità non è riproducibile, non è imitabile. Attenzione: Pereto non è Frittole, il luogo imprigionato nel passato degli esilaranti Benigni e Troisi a cui “non resta che piangere”. L’autenticità è una residenza ristrutturata nel suo stile originario in cui poter vivere e lavorare con tutti i confort moderni. E’ impossibile? No, è il futuro possibile per i nostri borghi.
Pereto chiama Roma, la Valle del Cavaliere, l’Abruzzo chiamano Roma. La città eterna che si trasforma e si riscopre. La Capitale, tornata tale della cultura. Una città che ha riaperto i propri confini. Una città che è tornata al timone della nave Italia. Roma è invitata al Premio Hombres e a tutte le più importanti manifestazioni culturali della nostra terra. A Roma chiediamo di dare cittadinanza alla nostra vita culturale. Pensate: una missione moderna e, allo stesso tempo, un ricorso storico …. Ma, infine, la storia la fanno gli uomini e le donne. E, così come a Roma, a Pereto ce ne sono di coraggiosi e di visionari, Quelli che non perdono il pensiero nelle proprie tasche ma lo lanciano lontano. A loro va il merito della fatica quotidiana nel cantiere del paese. Quel cantiere che realizza il progetto di futuro. A loro va il mio sostegno e la mia profonda stima.