Sezione Poesia
Prima classificata
Dove volano gli aquiloni
di Rita Muscardin
Narra il vento con gelida voce di tempesta
segreti rubati ai sospiri della notte.
Un sorriso disegnato dietro a una lacrima
per fermare il passo del tempo
e nascondere l’inganno dei giorni.
Nate all’ombra di un sogno, laggiù ad oriente
dove il mare è dolce nenia di conchiglia
e infinite lune brillanosulle dune profumate di sabbia.
Donne invisibili nascoste dietro a veli,
prigioniere di un’ideanel crepuscolo di un tramonto
mentre lenta si consuma,fra muri di silenzi,
l’agonia di stagioni mai sbocciate.
Ignoti i loro passi al cuore della terra,
sul viso un’innocente euforia
e sulle labbra strette memorie di sorrisi.
Forse sognano di fuggire
e pensano ad un mare lontano
dove le onde sussurrano un canto di stelle
e gli aquiloni volano nell’azzurro
fino a svanire nel grembo dell’infinito.
Ma Sharazad non ha più fiabe da narrare
per sconfiggere la notte.
Mani di falce hanno fatto scempio di quei sorrisi
e solo una sottile traccia di dolore
resta nel ventre della sera.
Adesso le puoi scorgere nell’arco del cielo
dove si perde l’ultimo raggio del tramonto,
indossano vestiti di fiori e sandali di sabbia
e con le dita sottili accarezzano capelli di vento.
Una barca le conduce oltre le nuvole,
la rotta è già tracciata e l’onda è quieta.
Dolce è l’approdo sulle rive del cuore
per ascoltare l’eco del mare
e svanire nel candido splendore dell’aurora.
Motivazione
L’atmosfera evoca un ambiente onirico e marino dove le sensazioni e i profumi di un mare simbolico si alternano a visioni e a sogni incalzanti; il primo elemento chiede aiuto al secondo in un reciproco sforzo di chiarezza e di tentativi interpretativi. Ancora una volta emerge un marcato ottimismo che si fa largo tra espressioni di luce e di approdi sicuri
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Secondo classificato ex aequo
A mio figlio
di Dario Marelli
A mio figlio
Amo la solitudine nei giorni
in cui la pioggia sferza le persiane
si sfocano i contorni ed i profumi
e i tuoni rimbalzano tra i muri.
Non cerco la folla nelle piazze
la polvere e il rumore tra le case
bensì l’incanto di parlare adagio,
di una piuma che danza nel silenzio.
Ditemi del candore e l’innocenza
del bimbo che reclama la sua mamma
del crepitio di legna intorno al fuoco
della nenia a blandire la sua nanna.
Ditemi della nostalgia di nonno
fra una pipa e una nuvola di fumo
dello sguardo proteso a una carezza
sul dondolo che insegue il suo ritorno.
Sulla mensola foto color seppia
e una tivù in formato digitale
a raccontare il vento della vita
che riporta la sabbia in fondo al mare.
E dentro alla cornice in mezzo al cielo
il ricordo di un grande arcobaleno,
l’inizio, il senso, il fine della storia,
la mia mano che passa il testimone.
Cammineremo insieme il primo tratto
fino a superare il muro e la paura
di volare, poi te ne andrai da solo,
con passo lieve, appena più sicuro.
Amo la solitudine nei giorni
uggiosi di malinconia e rimpianto
e ancor di più quel figlio tanto caro
che tu volevi ed io non ti ho mai dato.
Motivazione
Il pensiero e il desiderio di una riflessione sul passato non indugia in nostalgiche malinconie, ma si proietta in un futuro illuminato da un presente ricco di certezze; il registro linguistico infatti non ama una facile retorica e predilige invece parole vere che rimandano a cose concrete e a gesti quotidiani.
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Secondo classificato ex aequo
Another day
di Luca Capannolo
Motivazione
Il percorso è chiaro: in apertura domina il dolore, il gelo del cuore si fa strada tra mille immagini e viene colorato da parole forti e suoni struggenti. Ma il passo è deciso nel suo cammino verso la ricerca di solarità e santità fino all’esplosione finale sancita dall’apparizione dell’Amore e della speranza di una sicura rinascita.
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Terza Classificata ex aequo
Noi L’Aurora
di Angela Caccia
E’ fisiologico: il figlio dovrà “uccidere” il padre perché la sua personalità trovi spazio, cresca e si consolidi.
Dall’angolo, il genitore seguirà il suo percorso di crescita.
A volte il cammino si ferma: troppi i cocci da riassemblare, la notte è più buia -omologa ogni strada- e si fa basso il rumore del sangue nelle arterie… Spetterà al genitore spezzare i denti di silenzi che attaccano e lo mordono, soffiare vita in parole senza più senso, puntare un dito ad est: ritto e fermo, finché negli occhi di entrambi non brillerà all’unisono il giorno.
NOI L’AURORA
E chiedi a me
il senso della vita …
a me
che ho mille risposte
e nessuna
– forse una certezza:
di lui, mio padre,
mi resta un’orma fonda
e la sua morte.
Un rubino il sole stamattina
il cielo lo reggevano gli alberi
un abbraccio questa notte d’estate
ci raccoglie nella stessa nota
dolcissima e muta
raccorda cuori
sfuma parole …
Restiamo insieme
ti prego
in quei pensieri informi
ciottoli che si staccano
da un monte, rumori sordi,
alcuni senza tonfo
rapiti da una pietosa luna
e insieme
nell’ultimo spicciolo di notte
saremo noi l’aurora
gli occhi puntati ad est
e il fiato corto.
Motivazione
Il tema toccato dalla lirica una tappa ineliminabile della nostra esistenza che ci porta a ripensare il nostro rapporto con un genitore ormai assente; l’autore sa interpretare questa riflessione con affermazioni velate e silenzi che nascono dal “ bianco della pagina” che a loro volta alludono a reticenze e frequenti “non detti” frutto di paure e tensioni mai risolte. Degno di nota è il finale in cui emerge un senso chiaro di apertura e di equilibri orami raggiunti.
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Terza Classificata ex aequo
Amal
di Floredana De Felicibus
AMAL
Mai più tornerai nel Daraa a schiudere il varco acerbo
della tua giovinezza, hanno tolto le radici, fragili,
dal tuo germoglio di vita,
non esploderanno dai tuoi rami i frutti del domani.
E non basterà il silenzio delle bombe, oggi,
a lenire le lacrime di un defraudato grembo,
né il silenzio che attende una ciotola di grano caldo
a gettare fango sulla tua memoria.
Mortificate le tue membra
dalla crudeltà dei tuoi stessi padri
e dall’indifferenza di questo mondo
che troppo spesso, osserva e tace, distrattamente
mentre esseri umani ridotti a brandelli
sprofondano nel torpore delle loro menti.
No, tu non tornerai a dare voce
alle tue albe, né ai tuoi tramonti,
né a sperare e a lottare per un ideale.
Aleggerai impalpabile in altre dimensioni,
il tuo urlo di dolore rimarrà sopito
come il tormento per il domani.
Tu non ci sarai e già sale in cielo
un altro bagliore, non della tua innocenza
fattasi ormai raggio d’alba,
ma di barbagli di venti perversi tornati
a spegnere per sempre l’arsura del tempo.
Tu hai conosciuto, Amal, una terra
dove l’uomo gioca enigmi crudeli di vita,
non ti hanno raccontato di fiabe
dove passi di spighe germogliano al sole
e bimbi come te giocano in un mondo inventato di fiaba.
Sappi che come soffio trascendente anche tu vi resti dentro
coi pensieri anelanti a barbagli di luna,
coi tuoi respiri liberi e puri.
La terra, Amal, è la nostra anima
e noi per sempre vi rimarremo dentro.
Siamo custodi perenni della nostra Terra!
Motivazione
La lirica è un inno disperato alla terra, alle radici che ognuno porta con se, ai ricordi che lascia in questa vita troppo spesso ingenerosa nei confronti di popoli martoriati dalla guerra e votati al sacrificio; le parole/chiavi rimandano a dolori inespressi, a silenzi soffocati, a uomini offesi nei quali sembra dominare un’eroica rassegnazione verso un destino ineluttabilmente avverso
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Segnalati dalla Giuria
Segnalata. Di là dalla finestra il mare di Maria Pia De Martino di Isernia
Segnalato. In ricordo di te di Angelo Cocozza di Napoli
Segnalata. Vecchie pietre di Elena Malta di Pianella (Pescara)
Segnalata. Canto nel vento della ginestra di Caterina Franchetti di Reggio Emilia
Segnalato. Di gigli e di bianco di Paolo Lorussi d Monopoli (Bari)
Segnalato. Sedici ottobre di Pietro Catalano di Roma
Segnalata. Pongo uno sguardo di Daniela Basti di Roma
Segnalata. Perchè… (le stragi del sabato sera) di Aurora Cantini di Gazzaniga (Bergamo)
Segnalata. Fiume d’amore di Silvana Zuccarini di Pescara
Segnalato. Il meccanico clochard di Antonio Cirillo di Barga (Lucca)