La mia valigia di cartone, 1960
La mia valigia di cartone era gravida di quei sogni
che avevo seminato da bambina
Per ogni desiderio c’era una stella che annuiva nelle
notti di terra e di sudore
per ogni speranza un filo di grano che si protendeva
verso un canto da inventare
mormoravano sole e tutte insieme le nostre schiene
curve in fila di batticuori alcielo.
Gli anziani riferivano di terre lontane
terre in attesa come madri dei loro figli in approdo
gia’ pronte per scaldarli ai loro grembi lisci di luna
dove esaudire ogni promessa.
E noi, con la vita ancora in gola, obbedivamo.
La mia valigia di cartone era gravida di quei sogni
che avevo seminato da bambina.
Con una mano avevo asciugato la lacrima del padre
con l’altra avevo cercato d’acchiappare l’odore buino
della madre
e non c’era stato tempo per salutare la mia terra.
Non eravamo donne all’addio
eravamo piccole conchiglie con la voce di un rosario
all’immenso
Davide Rocco Colacrai