Franco Arminio

Franco Arminio
Valle del pascolo e della lettura

Di Franco Arminio

(paesologo)

Oltre al turismo delle escursioni naturalistiche ci sarebbe da inventare il turismo della lettura.

Forse è il tempo che gli scrittori lascino le città e prendano la via delle montagne e dei posti sperduti. Da questo volontario esilio rispetto alle città-garage potrebbe nascere un nuovo umanesimo in cui l’uomo capisca di essere un animale tra altri animali non l’ingorda creatura che si sta mangiando il pianeta.

Non è che questo nuovo uomo lo si debba impiantare domattina, ancora non ne possediamo il seme, ancora non sappiamo, come specie, cosa ci rende felici e dunque non possiamo collettivamente adoperarci per trovarla questa felicità.

La lietezza di stare al mondo appare in vesti mutevoli, può essere di chi lavora venti ore al giorno e di chi sta tutto il giorno a spasso, in chi prega e in chi fa l’amore, in chi parla e in chi tace. Sicuramente nell’attesa di svelare i misteri della nostra testa, abbiamo il dovere di conoscere meglio il mondo che ci circonda e di rispettarlo. La terra è grande appena quanto la puntina del giradischi e noi siamo la polvere che si è raccolta intorno. Evidentemente il problema ecologico viene prima di quello egologico, ma sarebbe puerile immaginarsi di trasformare gli uomini in assennati cercatori del bene e del meglio. Gli uomini piuttosto devono accettare il miracolo passeggero di essere qui, devono convincersi di essere animali in transito sulla scena della vita e che questa scena non è di nessuno, non ha padroni e forse non ha neppure creatori. Abbiamo raggiunto un tale progresso materiale che almeno in questa parte del mondo possiamo permetterci il lusso di procedere curiosando e non semplicemente battendoci per mettere qualcosa sotto i denti.

Noi possiamo aiutare gli uomini che devono combattere contro la fame e le oppressioni facendo buone testimonianze, pronunciando tutte le verità che ci è possibile pronunciare, facendolo subito, senza calcoli e reticenze. Non sappiamo se un mondo esiste ancora e se tutti noi siamo in via di sparizione, comunque ci sono ancora luoghi, ci sono persone in questo crepuscolo cui dobbiamo dare ciò che vorremmo avere la conoscenza di un luogo non può che essere avventurosa, legata più allo slancio verso il mondo sensibile che al raziocinio e alla saggezza.

Questa è un’epoca urgente, un’epoca in cui come scriveva il poeta:

“Viviamo senza più fiutare sotto di noi il paese,

a dieci passi le nostre voci sono già bell’è sperse.

Eppure in questo autismo di massa possiamo ancora edificare qualche comunità all’impronta, ovunque ci troviamo, e dobbiamo avere la forza di tenerla in vita anche il giorno dopo e nei giorni avvenire…….

(tratto da: Franco Arminio, vento forte tra Lacedonia e Candela, ed Laterza)