di Floredana De Felicibus – PRIMA CLASSIFICATA XVI EDIZIONE 2020
Non avevamo mai tempo,
e adesso abbiamo capito
quanto è lungo un giorno.
ANONIMO
E poi ho visto all’improvviso la luna
imboccare la voce imperfetta del silenzio,
la lacerazione di clessidre di polvere,
l’attesa labile delle ore informi.
Assorta nell’oblio, sono rimasta,
ferma, appoggiata all’inerzia,
racchiusa in uno spazio neutro,
a cercare invano, in lontananza,
il segnale remoto di un passo,
il percorso delle cose certe.
Con la sua pudica assenza
l’aria era un rimando di orme
ubriache di sguardi; quasi un lamento
le memorie agli orizzonti,
visione opaca il capriccio di un sogno.
E sono rimasta lì a decomporre
il dolore comprimermi il cuore,
le prospettive incerte di un mondo,
a ridisegnare trincee lungo i confini del fato,
un rimpasto di dadi…
E mentre scarno era il cielo di aquiloni
e si alternavano ai muri le ombre,
a strapiombo, su terreni scarni,
tra squarci d’asfalto
si svelavano accenni di vite,
tracce di semi raminghi
forgiati dall’azzurro almanacco del vento,
dall’intreccio infinito di gocciole e pianto.
Nella dissoluzione del tutto graffiavano
e graffiano ancora le voci disperse,
gli echi dei passi senza più albe,
gli amari sussurri di un dolce ricordo,
le parole narranti di una vuota stanza.
Nel chiaroscuro di una primavera che avanza,
la speranza ora è nel volo sparuto di una rondine,
torni alla grondaia a nutrire i becchi aperti
sotto un cielo incerto di un altro giorno svanito!