Premio Hombres Itinerante XIII edizione Pescina (AQ)
SEZIONE POESIA
Prima classificata
L’AMORE MALATO
(a tutte le donne vittime della violenza)
Scende la sera sulla mia casa di vento e di sabbia
e questa notte muore un altro pezzo di cielo.
Un inganno i miei giorni declinati all’infinito
nell’angoscia di una stagione consumata
dietro la solitudine di un silenzio
dove nascondo il cuore per regalarmi l’illusione
di un tempo che non verrà.
Sono l’ombra di un ricordo felice,
il riflesso di una stella spenta in un buio remoto
e i miei occhi dilatati in un cerchio di dolore
a cercare invano un approdo in un porto di tenerezza
mentre il passo oscilla sulla soglia di un addio.
E lui arriva ogni notte
quando soffia un vento cattivo
a scagliare parole di pietra per lapidare il cuore
mentre con mani di falce stringe i miei fianchi di luna.
Poi solo il silenzio e quell’amore malato
che dorme accanto al mio respiro.
Mi nascondo dove ritornano le ombre della sera
a implorare l’abbraccio pietoso della terra,
domani sarò nuvola in un’agonia di pioggia,
brivido di onda sul mare senza stelle.
E forse sarà dolce anche morire!
Rita Muscardin
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Prima classificata (ex aequo)
I bambini di Aleppo
«Là dove hanno fatto il deserto,
lo hanno chiamato pace».
Publio Cornelio Tacito, La vita di Agricola.
Cantano ancora i bambini di Aleppo
ora che la coperta è calda nella notte,
il rombo cupo non fa più paura
è suono che prelude il temporale,
le ombre s’allungano nella stanza
senza avvolgere il viso delle bambole.
Hanno ancora negli occhi il rogo
delle case e nelle mani piaghe di paura
col filo spinato ancora tra le dita
e la borraccia a tracolla semivuota.
Hanno visto il fuoco della pelle
marchio d’infamia dei vinti, memoria
della viltà e del silenzio dei forti.
Nascondono un fiore dentro il diario
per segnare i giorni trascorsi
a contare il silenzio delle grida.
Ah, com’è triste il giorno senza voci,
ogni silenzio è una croce nel mio cuore.
Canteranno ancora i bambini di Aleppo
nella Valle di Elah, verso il giardino
dei ciliegi in fiore.
Pietro Catalano
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Seconda classificata
SCELTE SBAGLIATE
Brillavano alle dita i falsi anelli
strappati con coraggio a una catena
rendevano le mani tue più belle
e intanto ti spezzavano la schiena.
Ma ti hanno rovesciato i giorni addosso
mentre invano tentavi di spostarti
riuscendo perfino a farti credere
che in fondo avrebbero potuto amarti.
È stato troppo facile ingannarti
con sorrisi venduti a buon mercato
mentre i dubbi non bastavano a placarti
e i baci ti lasciavano senza fiato.
Così hai lasciato il cuore incustodito
e non te ne sei chiesta la ragione
dimenticandolo tra le pieghe del vestito
gli hai negato anche l’ultima occasione.
Ma non ci saranno nuvole in cielo
per chi vuole arrivare lontano
e resteranno indietro solo stelle ferite
per chi ha lasciato troppo presto la tua mano.
E tu quale valore hai dato alla tua vita
passata tra gli inganni e le lenzuola
se a trastullare l’anima ferita
di notte a respirare sei da sola.
E i tanti spazi vuoti intorno al letto
che riempi con scuse troppo usate
non basteranno ad uccidere il sospetto
che siano state le tue scelte sbagliate.
Aldo Ronchin
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terza classificata
LA MIA TERRA
La dolce voce di mia madre,
il caffè che borbotta sulla fiamma,
la tenda leggiadra volteggia come una ballerina
sospinta da un brezza salmastra e conosciuta,
i profumi rapiti ai gerani sui balconi assolati,
odore di rose, di baci rubati, di resina e mare,
di conchiglie naufragate e reti addormentate.
Il campanile scava dentro il cielo
tingendo di azzurro le ore,
la salubre pineta abbraccia d’ombra i sogni di un bambino,
le fontane abbandonate agli angoli delle vie
gocciolano memoria.
La sabbia incandescente e bianca
corre a smarrirsi nel mare e nel suo orizzonte,
una radio, una canzone, evocano ricordi
come briciole di pane scrollate dall’alto.
L’odore dei viali fiancheggiati dalle siepi
mi conducono a casa,
la mia terra è una bruna donna,
una dura zolla dissodata,
è il tramonto sulle barche,
un odore di festa e tradizioni,
un mare di storia e civiltà,
la mia terra è la culla del cuore e dell’amore.
Moretti Andreina
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terza classificata (ex aequo)
Perduto nido d’amore
Or senz’anima questa casa,
dove niente è cambiato
eppure tutto è diverso:
la notte si spoglia di sogni;
il giorno si veste di tenebre.
Su pareti tappezzate di silenzi,
i mesti singulti d’un pendolo,
nell’inarrestabile moto,
scandiscono la solitudine
d’un nido vuoto, nell’ombra.
Frammenti di vita incorniciati,
sepolti dalla patina del tempo,
com’esuli ombre s’affollano…
Tra sbiadite memorie e voci spente
un grido si leva, il mio.
Stefania Andreocci