Sezione Poesia PH 2018

 prima classificata

MURETTI A SECCO

(alla mia Terra)

di Vincenzo Paolicelli

Serpenti di pietra.

Mosaici da strada.

È un gioco d’incastri la vostra esistenza.

Amo in voi la sincerità dell’imperfezione,

il senso disordinato del rigore

intrappolato nella durezza

che vi appartiene.

Fedeli compagni degli ulivi,

di schiene ricurve e di sospiri amari.

Pallide cornici della mia memoria,

il tempo arrotolato tra le fessure della vostra anima

racconta le stagioni del vostro silenzio:

la foglia morta, la vecchia cicala,

la spiga altezzosa, regina dei campi.

Ministri di bellezze arse dal sole,

sussurratemi ancora della mia Terra stanca

che non mi vede più correre

sui luoghi che custodite.

Suggerite alla nuvola passeggera

la mia cruda attesa,

la mia sorda speranza

che non conosce pace.

Come la mia volontà,

il desiderio di palpebre umide

per il mio fiore che aspetta

e che non oso violare.

Vegliate sui tramonti bugiardi

nascosti dietro la mia dolce collina.

Trattenete per me questo imbarazzo della vita

traboccante di gioia

per un uomo che ama,

per un figlio che torna

sulla zolla di casa.

Per un cuore incantato

così simile a voi.

 

MOTIVAZIONE: Un omaggio alla terra natale: questo è il tema che affronta una lirica delicata, che accenna lontani percorsi di vita più che descrivere paesaggi o angoli di paese. L’autore vuol farci vivere il flusso dei ricordi dentro semplici suggestioni che si affollano disordinatamente nella memoria senza mai essere retorica, per scegliere invece una parola comune, un lessico basso come i muretti a secco che canta, come fosse un inno alle cose quotidiane che sanno di poco, di casa e di silenzi.

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 seconda classificata

In quella casa dei vecchi

di Anna Maria Deodato

In quella casa ove i passi son lenti

si muovono i ricordi

tra i sospiri che riempiono le stanze.

Brandelli di sorrisi di primavere passate

nei racconti di vite.

Avanzi di sogni lasciati

narrati a voce roca e bocche amare.

Sfilano i vecchi con le loro teste imbiancate

tra gli odori di cibo della casa di tutti

nella solitudine appesa della sera.

Chissà cosa pensano i vecchi!

Forse ai giochi da bambini

o agli amori persi diventati nostalgia

tra ombre di memorie pregne di storie

e briciole di pianto.

Si trascinano stanchi senza fretta

fino agli angoli del silenzio

in cuscini bagnati di lacrime

sotto cieli nudi e vuoti.

Fanciulli invecchiati con l’anima tesa al cielo

senza più lamenti

incatenati ad antichi desideri

con gli occhi rivolti al passato.

Son caduti i sussurri e i soffi del vento

ma c’è ancora voglia di carezze.

Vestiti di attesa e pazienza

rimangono proni ad aspettare

che d’incanto giunga l’ultima ora.

 

MOTIVAZIONE: pur con molta semplicità e schiettezza, la lirica sceglie di percorrere un tema antico e insieme moderno: la vecchiaia. L’autore immerge le sue figure in un tempo fiabesco, lontano da ogni possibile cronologia, per donare ad esse un ritmo lento, per descrivere gesti pacati e amorevoli, per tratteggiare uomini e donne garbati e pacifici. Tra le righe si scorge da una parte una profonda umiltà dell’autore, ma dall’altra una grande dignità degli anziani che hanno scelto la strada di un invecchiamento orgoglioso e coraggioso.


 

 

terza classificata

ERA UN POETA MIO PADRE

di Antonio Girardi

 

Era un poeta mio padre.

Chino, con la zappa,

sulla dura zolla

scriveva le sue poesie

che sapevano

di pane cotto a legna e di vino aspro.

 

Era un gigante mio padre:

così io lo vedevo

quando scrutava il cielo,

con il suo sguardo fiero

e della pioggia aveva sentore

per quella gamba che gli doleva.

 

Era un poeta mio padre,

quando la sua fronte

scriveva parole di sudore

sui fazzoletti sfilacciati

di candide lenzuola

stese ad asciugare

sul filo dei miei abbracci.

 

Era un poeta mio padre

quando, nel camino,

attizzava il fuoco

e le scintille,

disegnando il suo silenzio,

raccontavano di un uomo

bruciato dall’amore.

 

 

Motivazione: Il tema del ricordo rappresenta l’ossatura di una riflessione sulla figura del padre: la memoria ha qui la funzione di trasformare il genitore in mito, di rallentarne  gesti, parole, sorrisi; il poeta sceglie volutamente un ritmo lento e cadenzato, che ben accompagna il flusso dei ricordi che vengono sentiti nell’animo per essere ripercorsi non come erano, ma come l’autore li riattualizza. Grazie alle scelta lessicale sempre attenta, il protagonista si erge ad eroe della quotidianità, un eroe semplice proprio come erano quelle figure di un tempo in cui fatica, dolore e dedizione rappresentavano la forza di un popolo intero.