prima classificata
MURETTI A SECCO
(alla mia Terra)
di Vincenzo Paolicelli
Serpenti di pietra.
Mosaici da strada.
È un gioco d’incastri la vostra esistenza.
Amo in voi la sincerità dell’imperfezione,
il senso disordinato del rigore
intrappolato nella durezza
che vi appartiene.
Fedeli compagni degli ulivi,
di schiene ricurve e di sospiri amari.
Pallide cornici della mia memoria,
il tempo arrotolato tra le fessure della vostra anima
racconta le stagioni del vostro silenzio:
la foglia morta, la vecchia cicala,
la spiga altezzosa, regina dei campi.
Ministri di bellezze arse dal sole,
sussurratemi ancora della mia Terra stanca
che non mi vede più correre
sui luoghi che custodite.
Suggerite alla nuvola passeggera
la mia cruda attesa,
la mia sorda speranza
che non conosce pace.
Come la mia volontà,
il desiderio di palpebre umide
per il mio fiore che aspetta
e che non oso violare.
Vegliate sui tramonti bugiardi
nascosti dietro la mia dolce collina.
Trattenete per me questo imbarazzo della vita
traboccante di gioia
per un uomo che ama,
per un figlio che torna
sulla zolla di casa.
Per un cuore incantato
così simile a voi.
MOTIVAZIONE: Un omaggio alla terra natale: questo è il tema che affronta una lirica delicata, che accenna lontani percorsi di vita più che descrivere paesaggi o angoli di paese. L’autore vuol farci vivere il flusso dei ricordi dentro semplici suggestioni che si affollano disordinatamente nella memoria senza mai essere retorica, per scegliere invece una parola comune, un lessico basso come i muretti a secco che canta, come fosse un inno alle cose quotidiane che sanno di poco, di casa e di silenzi.
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seconda classificata
In quella casa dei vecchi
di Anna Maria Deodato
In quella casa ove i passi son lenti
si muovono i ricordi
tra i sospiri che riempiono le stanze.
Brandelli di sorrisi di primavere passate
nei racconti di vite.
Avanzi di sogni lasciati
narrati a voce roca e bocche amare.
Sfilano i vecchi con le loro teste imbiancate
tra gli odori di cibo della casa di tutti
nella solitudine appesa della sera.
Chissà cosa pensano i vecchi!
Forse ai giochi da bambini
o agli amori persi diventati nostalgia
tra ombre di memorie pregne di storie
e briciole di pianto.
Si trascinano stanchi senza fretta
fino agli angoli del silenzio
in cuscini bagnati di lacrime
sotto cieli nudi e vuoti.
Fanciulli invecchiati con l’anima tesa al cielo
senza più lamenti
incatenati ad antichi desideri
con gli occhi rivolti al passato.
Son caduti i sussurri e i soffi del vento
ma c’è ancora voglia di carezze.
Vestiti di attesa e pazienza
rimangono proni ad aspettare
che d’incanto giunga l’ultima ora.
MOTIVAZIONE: pur con molta semplicità e schiettezza, la lirica sceglie di percorrere un tema antico e insieme moderno: la vecchiaia. L’autore immerge le sue figure in un tempo fiabesco, lontano da ogni possibile cronologia, per donare ad esse un ritmo lento, per descrivere gesti pacati e amorevoli, per tratteggiare uomini e donne garbati e pacifici. Tra le righe si scorge da una parte una profonda umiltà dell’autore, ma dall’altra una grande dignità degli anziani che hanno scelto la strada di un invecchiamento orgoglioso e coraggioso.
terza classificata
ERA UN POETA MIO PADRE
di Antonio Girardi
Era un poeta mio padre.
Chino, con la zappa,
sulla dura zolla
scriveva le sue poesie
che sapevano
di pane cotto a legna e di vino aspro.
Era un gigante mio padre:
così io lo vedevo
quando scrutava il cielo,
con il suo sguardo fiero
e della pioggia aveva sentore
per quella gamba che gli doleva.
Era un poeta mio padre,
quando la sua fronte
scriveva parole di sudore
sui fazzoletti sfilacciati
di candide lenzuola
stese ad asciugare
sul filo dei miei abbracci.
Era un poeta mio padre
quando, nel camino,
attizzava il fuoco
e le scintille,
disegnando il suo silenzio,
raccontavano di un uomo
bruciato dall’amore.
Motivazione: Il tema del ricordo rappresenta l’ossatura di una riflessione sulla figura del padre: la memoria ha qui la funzione di trasformare il genitore in mito, di rallentarne gesti, parole, sorrisi; il poeta sceglie volutamente un ritmo lento e cadenzato, che ben accompagna il flusso dei ricordi che vengono sentiti nell’animo per essere ripercorsi non come erano, ma come l’autore li riattualizza. Grazie alle scelta lessicale sempre attenta, il protagonista si erge ad eroe della quotidianità, un eroe semplice proprio come erano quelle figure di un tempo in cui fatica, dolore e dedizione rappresentavano la forza di un popolo intero.